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L'AlbinoLeffe si racconta | Il primo canto del Gallo

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Sul tavolo c’è un bicchiere. Il livello del liquido contenuto al suo interno arriva alla metà precisa. Voi cosa fareste, direste che il contenitore è mezzo pieno oppure mezzo vuoto? C’è un vecchio detto che recita “a pensar male non si sbaglia mai”, ma noi dell’AlbinoLeffe, che siamo ottimisti per natura, scegliamo sempre la prima opzione.

altPuò dunque accadere che salendo sulla macchina di Marty McFly e viaggiando a ritroso nel tempo si atterri nel 2012 e che il nostro bicchiere sia invece un campionato a forti tinte negative conclusosi con un’amara retrocessione dalla serie cadetta. Nel corso di un’annata maledetta ci fu spazio per un’istantanea di gioia, un lampo accecante in mezzo al buio.

Siamo alla trentesima giornata ed i seriani sono ospiti di un Livorno che naviga nelle zone basse della classifica. Una posizione inaspettata dato che i toscani dell’ex Madonna possono contare su giocatori di valore come il compianto e mai dimenticato Piermario Morosini a centrocampo ed un tridente offensivo eccezionale per la categoria, con Siligardi e Dionisi ad agire alle spalle del brasiliano Paulinho. E’ proprio quest’ultimo che diciassette secondi dopo il fischio iniziale del direttore di gara, il sig. Giancola di Vasto, buca la difesa bluceleste e beffa Offredi per l’1-0.

I ragazzi dell’allora tecnico Salvioni colpiti a freddo non riescono ad organizzare una contromossa efficace, anzi prestano il fianco agli amaranto che raddoppiano sempre con il simil-Osvaldo al 17’ e fanno tris in pieno recupero con uno spunto individuale, ovviamente tutto mancino, di Siligardi. Servirebbe una scossa, ma nemmeno l’inizio di ripresa porta conforto, anzi vede i locali calare il poker con Dionisi abile a superare l’estremo difensore avversario da posizione defilata. Il quarto gol trasforma la partita dell’AlbinoLeffe in una sorta di caporetto ed è proprio questo il momento in cui tutte le emozioni dei tifosi si canalizzano verso il buio pesto.

A gara ormai compromessa Salvioni guarda verso la panchina e lì ci trova uno scalpitante ragazzo di Gorlago che sta segnando gol a grappoli con la formazione Primavera. Un cenno ed il ragazzo è in parte al quarto uomo pronto ad entrare. E’ il minuto ventuno della ripresa, esce il numero trentadue Omar Torri entra il numero novantatre Andrea Belotti. Passano sedici giri di lancette ed è proprio l’attaccante diciottenne a farsi trovare pronto con un preciso colpo di testa su cross di Pierre Regonesi. E’ la rete del 4-1, punteggio con cui si concluderà poi la partita, ma per tutti i tifosi orobici quel momento sarà come un bagliore accecante, una sorta di presagio di ciò che sarebbe stato più avanti.

Già, perché il golden-boy orobico timbrerà il cartellino dei marcatori ancora una volta, in trasferta a Castellamare di Stabia e si ripeterà altre 12 volte l’anno successivo in Lega Pro, diventando così un beniamino di tutta la tifoseria bluceleste e trascinando la formazione ottimamente guidata da mister Pala ai margini della zona playoff, nonostante la penalizzazione in classifica.

Come ha affermato il filosofo inglese Anthony Clifford Grayling: “Ci vuole solo coraggio, o forse buon senso, per capire che le lezioni migliori sono di solito le più dure; e che spesso fra queste ultime c’è la sconfitta”. Una lezione che costò carissima all’AlbinoLeffe dato che venne raggiunta dall’Ascoli in penultima posizione, ma ci è impossibile non ricordare con piacere il primo acuto del nostro “Gallo”, all’epoca ancora “Belottino”, l’unica sveglia in grado di farci sorridere.

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