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L'AlbinoLeffe si racconta | Epopea di un trionfo

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Anche questa settimana siamo riusciti a resistere e ad arrivare fino a venerdì che, oltre ad essere l’ultimo giorno prima del tanto atteso week-end, si è ormai trasformato in un appuntamento fisso con il viaggio tra i ricordi blucelesti. Accendiamo dunque la macchina del tempo ed acceleriamo con tutte le forze che abbiamo in corpo perché la strada da compiere per raccontare la storia di oggi è lunga e tortuosa.

Dobbiamo quasi ritornare agli albori del sodalizio, più precisamente a tre anni dopo la fusione tra le due principali squadre della Val Seriana, l’Albinese ed il Leffe. La giovane società orobica dopo aver centrato il clamoroso salto dalla serie C2 alla C1 al primo colpo, si era confermata anche nella nuova categoria con due tranquilli piazzamenti a centro classifica (nono e tredicesimo posto).

altArriviamo dunque alla stagione 2001-2002. L’obiettivo comune e dichiarato era una salvezza senza troppi patemi d’animo. Per fare ciò, oltre ad affidarsi ad una collaudata (e talentuosa) base di giocatori made in Bergamo capeggiata da elementi di spicco come Garlini, Raimondi, Sonzogni, Del Prato, Biava e Teani, venne scelta in panchina una figura che già ben conosceva le dinamiche interne alla società visti i suoi trascorsi e le sua conoscenza del calcio seriano. I primi match estivi di Coppa Italia di serie C mostrarono una squadra ancora in fase di elaborazione, ma che già si dimostrava coriacea e tosta per ogni avversario. Il girone C, vinto con nove punti frutto di tre vittorie contro Pro Sesto (0-1), Pavia (2-3) e Meda (2-0) ed una sola sconfitta contro il Montichiari (0-1) fu un ottimo rodaggio in vista del campionato. Se l’inizio fu positivo con sei risultati utili positivi, meno lo fu il proseguo, con soltanto 6 punti nelle restanti dieci giornate del giornate d’andata.

Incredibilmente però, la squadra che ora si ritrovava coinvolta nella lotta per non retrocedere quando sentiva il profumo delle notti di Coppa si trasformava e diventava un’armata inarrestabile. A farne le spese nel mese di Ottobre fu la Biellese che ai sedicesimi di finale venne travolta in casa propria per 3-0 per poi soccombere ancora, questa volta con “soltanto” un gol al passivo. Tra Novembre e Dicembre la vittima sacrificale fu il Monza che riuscì a spuntarla nel primo match per 2-1, prima di essere rimontato e buttato fuori dalla competizione al ritorno per la regola dei gol in trasferta.

Da Gennaio, l’AlbinoLeffe che prima si mostrava in versione dr. Jekill e Mr. Hyde, decise di togliere la maschera e mostrare a tutti solo il lato bello di sé. In soldoni, non ce n’era più per nessuno. Gli otto punti nei primi cinque match del girone di ritorno vennero intervallati dall’ennesima impresa, stavolta valevole per i Quarti di Finale, contro i toscani del Prato che con un punteggio totale di 5-3 in favore dei bergamaschi dovettero inchinarsi e fare strada verso la Semifinale. Ad attendere la rinata squadra del tecnico Gustinetti ci sarebbe stato lo Spezia che con il Livorno stava dando vita ad un testa a testa per vincere il campionato. Alla diciassettesima giornata i Liguri avevano superato per 1-0 l’AlbinoLeffe ed erano stati in grado di bissare il risultato anche nella gara di andata, riducendo le speranze dei tifosi seriani al lumicino.

Quello che in pochi potevano pronosticare, o anche soltanto immaginare, divenne realtà il 6 marzo 2002. La furia bluceleste si abbatté contro lo Spezia che impotente, allo stadio Carlo Martinelli di Leffe, vide la palla superare il proprio portiere ed insaccarsi in rete per ben tre volte. 3 a 0. La squadra orobica, che certo non era tra le favorite della competizione, avrebbe disputato la Finale contro il Livorno che nel frattempo aveva superato senza troppa fatica un sorprendente Chieti. La gara d’andata si disputò in casa davanti a 400 spettatori ed il gol a freddo di Garlini con un bell’inserimento dopo solo quattro minuti di gioco, venne impattato dal giovane Basso al 45’. A ristabilire le distanze ci pensò Beretta con un bel tiro da fuori area. 2 a 1 e tutti in Toscana per la gara decisiva.

Il 25 aprile 2002 l’Armando Picchi era agghindato come nei bei giorni di festa e le quattromila persone presenti contribuivano a rendere il tutto ancora più surreale. Si intuisce subito che gli amaranto non hanno intenzione di vedere qualcun altro esultare in casa loro. Bomber Bonazzi però non è dello stesso avviso ed è glaciale dagli undici metri a portare in vantaggio gli ospiti. Sembra fatta ed invece Serafini sigla subito la rete che vale il pareggio e a pochi minuti dal termine il direttore di gara Romeo della sezione di Verona decreta un altro penalty, questa volta però per i padroni di casa. Uno specialista come Igor Protti, unico giocatore capace di laurearsi capocannoniere nelle tre massime divisioni italiane, non può certo farsi prendere dall’emozione ed infatti trasforma mandando il match ai supplementari. Il gol di Basso (sempre lui) al 107’ catapulta i tifosi seriani in un incubo da cui vengono risvegliati soltanto quando Ruben Garlini è abile a pescare il “jolly” da fuori area su sponda di Teani a pochi attimi dal triplice fischio.

Le barricate ordinate da Gustinetti danno l’effetto sperato e dopo duecentodieci minuti di sofferenza, l’AlbinoLeffe poté quindi festeggiare il suo primo incredibile titolo, la Coppa Italia di Serie C. Un trionfo inatteso che ebbe quasi del miracoloso data la breve longevità della squadra ma che, come dichiarato dal match-winner della gara, “certificò la bontà del lavoro fatto fino a quel momento, regalando consapevolezza e gettando le basi per i successi futuri”. E ancora, se chiudiamo gli occhi possiamo veder riaffiorare alla mente un’immagine nitida, nitidissima: capitan Sonzogni che solleva il Trofeo, affiancato da un raggiante Presidente Andreoletti. Una polaroid impressa a fuoco nella memoria di ciascun vero tifoso bluceleste che mai potrà sbiadire o abbandonarci.

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