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SpeciaListi di settore | Esordienti e non

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Per un’età delicata come quella della categoria esordienti, l’AlbinoLeffe ha deciso di affidare le sue due rose ad altrettanti formatori già conosciuti all’interno dell’ambiente bluceleste e apparentemente agli antipodi: Riccardo Molteni e Pietro Cossetti.

altAl primo, classe ’89, laureato in scienze motorie e già nell’organigramma societario come preparatore atletico del settore giovanile, è stata affidata la rosa che disputa il campionato regionale. Nonostante ciò che testimonia la sua carta d’identità, ha dimostrato di essere in possesso di attributi importanti e a chi gli ricorda la sua mancanza di esperienza risponde che: “E’ normale sentirselo dire e ne sono consapevole. La principale novità che ho riscontrato e con cui mi sono dovuto confrontare è stata la gestione del gruppo. Riuscire a farsi riconoscere come loro leader e non come un loro amico per trasmettere regole e indicazioni è essenziale. Per ovviare a tutto ciò ho sperimentato sul campo, stando sempre a stretto contatto con due maestri come il responsabile del settore giovanile Zirafa e l’allenatore degli allievi Caccia, prendendo degli spunti dal loro modo di lavorare”.

Imitare i più grandi, emulando le gesta di Guardiola, Mourinho, Ancelotti o Conte? Decisamente no, il profilo del candidato è molto più basso ed umile: “Dedico molto tempo ad informarmi sulle varie metodologie, ma non ho alcun idolo. Penso che a questo mondo si possa prendere spunto da chiunque. Sicuramente anche il peggiore del mondo può avere qualcosa da insegnarti”. Le idee sulla sua situazione attuale e su ciò che gli riserverà il futuro sono però molto chiare: “Avere la possibilità, alla mia età, di allenare in una società di alto livello come l’AlbinoLeffe è importantissimo e mi rende davvero felice. Penso sia un ottimo punto di partenza per poter crescere, con la speranza poi di poter rimanere all’interno di un club così per tanto tempo ancora”.

Chi invece è da anni, sedici per la precisione, all’interno dello staff seriano è Cossetti, a cui sono state consegnate le chiavi del gruppo dei 2005. Impossibile dunque non fare un raffronto tra le varie generazioni che si sono avvicendate sotto la sua guida: “Grosse differenze non ce ne sono, alla fine chi arriva qui lo fa con un’idea di fondo comune, quella di voler diventare in futuro un calciatore professionista. Forse con l’avvento dei social media ed il fatto che vengano usati sempre più precocemente, i ragazzi di oggi recepiscono certi stimoli in maniera differente rispetto a prima, ma stiamo comunque parlando di dettagli”.

Tanti giocatori sono passati sotto la sua sapiente supervisione, ma è possibile pronosticare già in età pre-adolescenziale chi sarà il prossimo campione? “Per me no. Si può essere dotati sotto il profilo tecnico e cognitivo, ma alla fine la differenza la fa la forza di volontà. Un atleta deve aver voglia di migliorarsi giorno dopo giorno, in ogni categoria, se vuole davvero raggiungere traguardi importanti”. Secondo il tecnico un modo per aiutarli in questo percorso è “Riuscire ad affascinarli. E’ importante non essere ripetitivi nelle proposte, intrigandoli a scoprire man mano le proprie capacità”.

Le diverse premesse dei due allenatori non devono però confondere chi osserva dall’esterno. È la filosofia societaria, infatti, ad unificare ed aggregare accuratamente tutti i fattori, veicolandoli al fine di perseguire un unico e nobile scopo: la crescita professionale e umana dei nostri giovani atleti.

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