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Società

SpeciaListi di settore | Venturelli: "La felicità dei miei portieri è anche la mia"

Parli con Giampaolo Venturelli e ti sembra di aver di fronte un navigato uomo di sport. I concetti e le parole, sempre concise e pesate, che escono dalla sua bocca tradiscono la giovane età e tutto sembra ritrovare un senso comune, quando lo si raffronta con la maggior parte dei collaboratori del settore giovanile bluceleste.

Volenteroso, disponibile e attento ad ogni dettaglio.

altQuesto sembra ormai essere l’identikit comune del formatore, tanto che pure lui ci si rispecchia in pieno e quando gli si parla di portieri e di AlbinoLeffe vedi i suoi occhi luccicare di felicità: “Ormai sono qui da due anni e mezzo – racconta il diretto interessato – e non potrei chiedere di meglio. L’ambiente è giovane e dinamico e tutto ciò aiuta a lavorare con una coesione continua ed una collaborazione proficua tra le varie figure. Questo è fondamentale per poter crescere sempre di più”.

Per lui, che anche da giocatore ha sempre amato trovarsi tra i pali di una porta, ora seguire i giovani estremi difensori dell’attività di base e della pre-agonistica (categorie pulcini, esordienti e giovanissimi) è una cosa quasi naturale, che gli regala continue soddisfazioni: “Mi reputo contento, solamente se lo è pure il bambino o il ragazzo. Per far sì che succeda provo a rimanere sempre ‘al passo’ aggiornandomi e confrontandomi con due maestri per esperienza e competenze come Poletti e Taiocchi. Sono una persona a cui piace ascoltare consigli e concetti, per poi provare ad adattarli alle varie fasce d’età in questione. Non c’è niente di più bello che arrivare al termine dell’annata per constatare quanti progressi hanno fatto i piccoli atleti durante il viaggio lungo nove mesi”.

Lui il proprio percorso personale nella nostra famiglia l’ha iniziato quasi due anni e mezzo fa, prima collaborando con Alberto Arrigoni, Dario Caglioni e Pierluigi Brivio e poi, a partire dalla stagione successiva, essendo inserito in pianta stabile con i portieri delle fasce più piccole e delicate che, come da lui sostenuto, richiedono metodologie d’insegnamento differenti: “Con i pulcini tutto dev’essere preparato e proposto sotto una forma ludica. Gli esercizi saranno dunque dei giochi volti a mantenere alta la loro concentrazione e a curare maggiormente gli aspetti motori e coordinativi. Per gli esordienti ed i giovanissimi invece il discorso è differente dato che il focus può essere posto su concetti più tecnici”.

I verbi “lavorare” e “crescere” li usa come se dovessero forzatamente andare in coppia, in ogni discorso vanno sempre a braccetto, ripetuti a menadito perché inculcati e riconosciuti nel profondo: “Non mi reputo un formatore fatto e finito, ma cerco continuamente di crescere e migliorarmi. Ogni allenamento, ogni collega ed ogni piccolo atleta può essere d’aiuto in questo senso e permette anno dopo anno di caricare il mio bagaglio d’esperienza”.

A colpirti è la sua passione quando parla della scuola italiana dei portieri, considerata a suo dire non faziosamente “semplicemente la migliore al mondo” e lì comprendi che dopotutto l’età a volte può essere soltanto un numero, se a corredo ci sono valori importanti. Valori che “Giampi” possiede, eccome.

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