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SpeciaListi di settore | Giovani, sentite il Gallo: "Non ho mai pensato ai soldi"

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Non deve essere facile per un pesciolino solitario farsi largo in un mare di squali. Non è facile per l’AlbinoLeffe, come per le altre società di Lega Pro che con sacrificio cercano di rispettare le indicazioni dettate delle massime cariche federali circa le illustri politiche giovanili da adottare. Spesso in Italia ci si dimentica che attorno al pianeta della massima serie, annaffiato annualmente dalla rivitalizzante acqua dei diritti TV, ne ruotano altri, tra cui il satellite Lega Pro è la maggiore fonte di riflessioni a causa della sua particolare essenza.

Le attuali 60 società appartenenti alla terza serie italiana coprono l’intero territorio nazionale, inserendo al primo posto della propria mission la crescita dei vivai. All’interno del panorama professionistico nazionale, la Lega Pro è oggi più che mai il terreno di mezzo tra le grandi realtà di prima serie e il calcio dilettantistico. E’ il calcio dei comuni, un reticolo capillare esteso nella maggioranza delle province italiane capace di trasformare la formazione dei giovani calciatori nel proprio punto di forza, nonostante le risorse dedicate ad ognuna di queste siano particolarmente esigue.

altNon dimentichiamoci che la Lega Pro si è trasformata nel corso degli anni nella palestra sportiva della maggior parte dei talenti del nostro calcio, accogliendo ogni stagione un ragguardevole numero di giovani calciatori dalle serie superiori, oltre a lanciare continuamente nuovi prodotti cresciuti nella stessa categoria. Tale palestra di formazione richiede inevitabilmente impianti consoni a tale funzione e formatori (ancor più che allenatori) adeguati e preparati, ergo risorse economiche smisurate in relazione alle possibilità medie di realtà quali la nostra.

Nonostante il triste scenario contributivo che riguarda la terza serie italiana, non sono poche le società che, con coraggio ed ambizione, grazie alla passione dei rispettivi presidenti, dedicano impegno e risorse alla cultura giovanile, dotandosi di strutture adeguate e personale qualificato.

Ed è proprio in quest’ambito che trova collocamento l’AlbinoLeffe, che a partire dalla sua nascita, indipendentemente dalla categoria d’appartenenza, ha sempre avuto tra i suoi obiettivi la formazione e la valorizzazione dei propri giovani sia da un punto di vista umano che sportivo.

Lo sport fa bene ai giovani, i giovani fanno bene al calcio e all’AlbinoLeffe” si legge all’ingresso del nostro quartier generale ed è proprio sulla base di tali principi che quotidianamente decine di persone si dedicano interamente alla crescita dei nostri giovani, spesso sacrificando ore con la propria famiglia per tale obiettivo. 

Un segnale forte, che segue in toto quello trasmesso dalla società attraverso l'acquisizione di un centro sportivo di proprietà interamente dedicato al settore giovanile, nel quale i più piccoli hanno la possibilità di allenarsi al fianco dei più grandi.

Il sogno di avere una Prima Squadra composta principalmente da ragazzi cresciuti nel proprio settore giovanile ha dettato la scelta di non cedere alle avance di club di categoria superiore, anche rifiutando ingenti cifre per la loro acquisizione. Meglio adottare una metodologia giovanile ben definita, la cui identità e filosofia rappresentano il filo conduttore tra le differenti fasce d’età sino ad arrivare al gradino più alto.

Ma quanto l’attività giovanile di club come il nostro è realmente tutelata? Per i club di terza serie che investono nei vivai, ne vale veramente la pena?

Di fronte a queste due domande difficilmente è possibile trovare una chiara risposta positiva.

Sempre più spesso, infatti, il fenomeno di baby calciatori che decidono di abbandonare i propri club di origine per cercare di arrivare in alto il più presto possibile è quanto mai in voga. Spinti da genitori che pensano di aver in famiglia il “nuovo Messi” o da procuratori che odorano il nuovo affare della vita, l’idea di giovani imberbi che sposano il “progetto” - ad esempio - di altri paesi non passa mai di moda, come testimoniato dalla storia recente del nostro club, ma non solo.

In questo contesto il “Ho deciso, vado all’estero” si tramuta nella più grande disincentivazione di questa politica, attraverso la quale società come la nostra vedono distruggere anni di lavoro, di investimenti economici ed umani, di sacrifici personali e professionali.

E ancor più frustrante è vedere che chi racconta di loro azzarda paragoni irriconoscenti con quello che si sta dimostrando uno dei più forti attaccanti italiani del momento, ma che soprattutto si è dimostrato nel suo percorso in bluceleste un irraggiungibile esempio di professionalità ed etica: Andrea Belotti.

A tali fastidiose voci ci sentiamo di rispondere, ricordando le parole di Francesco Moscatelli, giornalista di Tuttolegapro, il quale al termine di un bellissimo articolo in merito al trasferimento di Castelli al Villarreal sentenziava: “Sulle orme di Belotti. Già. Una bellissima storia quella del "Gallo", ora finalmente patrimonio di tutti coloro che amano il calcio. Ma una storia che, nei tempi e nei modi, di questo nuovo capitolo, è l'esatto opposto”.

Per concludere non ci resta che citare quello che per noi è e rimarrà sempre “il nostro Belottino”, il quale in una recente intervista a Sky Sport ha dichiarato: “Non ho mai pensato ai soldi. (…) Rinuncio a qualcosa per giocarmi le mie carte”. Quale migliore insegnamento per un giovane che sogna di intraprendere la sua strada?

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