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Biava si (ri)presenta: "Ai giovani insegnerò a crederci sempre attraverso sacrificio, umiltà e impegno"

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Prima il settore giovanile a Leffe, poi il professionismo con l’Albinese, infine un’inarrestabile cavalcata con l’AlbinoLeffe, prima di approdare al Palermo e confermarsi in Serie A con le maglie di Genoa, Lazio e Atalanta. Giuseppe Biava torna in riva al Serio da allenatore per guidare la formazione Berretti, a vent’anni esatti dalla sua prima promozione in Serie C2.

Innanzitutto bentornato! Ci racconti come è nato questo tuo ritorno?

“E’ nato da una chiamata del Presidente, che ha manifestato l’interesse di riportarmi all’AlbinoLeffe e di affidare l’incarico di allenatore della Berretti ad uno di quei giocatori usciti dal settore giovanile della società. Ci siamo visti anche assieme al Direttore Sportivo. Prima era un’idea, ora è una realtà. Sono molto contento”.

altNella tua carriera da giocatore l’AlbinoLeffe ha rappresentato un trampolino di lancio per il calcio che conta. Che ricordo hai di quel periodo?

“Dopo aver fatto il settore giovanile nel Leffe, ho iniziato all’Albinese la mia carriera da professionista e quando è nata l’AlbinoLeffe io ero lì. Dopo la fusione è iniziata una bellissima cavalcata fino alla Serie B ed i ricordi sono splendidi: abbiamo portato una società piccola ad un grande palcoscenico come la Serie B. Porto nel cuore tante partite, le promozioni, la prima vittoria dell’AlbinoLeffe in Serie B contro la Fiorentina, decisa proprio da un mio gol. Posso solo avere bellissimi ricordi”.

Qual è l’episodio durante il tuo trascorso in bluceleste che ricordi con più piacere?

“Ce ne sono parecchi. Una promozione all’Albinese e due all’AlbinoLeffe. Nessuno ci dava per favoriti, invece abbiamo sempre lavorato con costanza e raggiunto qualcosa di straordinario. Tra le tre è normale che quella in Serie B sia la più significativa, perché ha portato l’AlbinoLeffe ad un traguardo impensabile”.

Assieme ad un certo Andrea Belotti, sei il maggiore esponente dei calciatori cresciuti in riva al Serio. Guardando al passato, cosa pensi ti abbia dato l’AlbinoLeffe per la tua carriera?

“Mi ha dato tantissimo. E’ nato tutto da un bel gruppo e da una società seria, che ha lavorato sempre bene e che ha dato fiducia a tanti giovani. Si puntava su un gruppo storico, un giusto mix tra i più esperti e i più giovani. Io all’epoca ero tra questi. Io, come lo stesso Belotti, dobbiamo tutto a questa società, perché, anche di fronte a club che schieravano esclusivamente una formazione affermata per cercare di preservare la categoria, l’AlbinoLeffe ha sempre dato spazio, affianco ai più esperti, a qualche ragazzo emergente. Questo a me ha giovato tantissimo”.

Quant’è diversa la visione del gioco del calcio del Biava allenatore rispetto a quella da giocatore?

“E’ completamente differente. Da giocatore è più semplice: pensi con la tua testa, provi ad imparare il più possibile da compagni e allenatore, cerchi di mettere in campo le tue qualità a disposizione della squadra. Da allenatore è più complicato, perché il tutto non si esaurisce nelle 2 ore di allenamento, ma nasce prima e prosegue dopo. Devi inculcare in venti teste diverse la tua mentalità, cercare di far capire agli altri quello che vuoi. E’ un altro mestiere. Quest’anno al Pontisola è stata la mia prima esperienza. Spero che in questa famiglia possa partire il mio percorso da allenatore, proprio come partì quello da giocatore”.

Due ultimi pensieri: uno ai tifosi, che ti rivedranno in bluceleste dopo averti sostenuto durante tutta la tua carriera, ed uno ai ragazzi del settore giovanile, che dalla prossima stagione seguiranno i tuoi preziosi consigli…

“Ai tifosi dico che sono molto contento di tornare qui. Sostanzialmente non ci siamo mai lasciati, perché anche quando ero lontano ho sempre sentito il loro supporto. Con tante persone mi sento ancora adesso. Ai ragazzi del settore giovanile spero di poter insegnare la mentalità giusta, quella del non mollare mai, del crederci sempre. Alla loro età ho sempre puntato a migliorarmi. Questo è quello che devono fare anche loro, con sacrificio, umiltà ed impegno. Se si è bravi, il lavoro paga sempre”.

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