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Palla alla penna | Ep. 6: “Una domenica dalle forti emozioni”

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“Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… Emozioni”. Così cantava l’indimenticato Lucio Battisti nel 1970, nella hit dell’omonimo album.

1718editoriale6Noi, con il dovuto rispetto che si riserva ad un grandissimo della canzone italiana, prendiamo in prestito il titolo per spiegare una domenica dai forti sentimenti.

In occasione della partita con il Gubbio si può affermare, senza paura di smentita, che ci sia stato tutto ed il contrario di tutto.

Dallo scoramento per il vantaggio ospite dopo pochi minuti della ripresa, alla gioia per il pareggio del solito “Ciccio” Agnello, che sembra averci trovato gusto nel bucare i portieri avversari dato che siamo alla terza realizzazione consecutiva, sempre da tre punti tra l’altro, come a dire: quando segna il numero otto, la vittoria è assicurata. La sua esultanza, un urlo con braccia allargate da centometrista al rush finale incorporate, mi ha riportato alla mente le celebrazioni di una volta, quelle genuine, non preparate o studiate a tavolino, ma vissute, godute fino in fondo, come lo storico grido di Tardelli nell’82, oppure la mano protesa in avanti di Alan Shearer. Altri tempi di un altro calcio probabilmente, ma è bello vedere che ci sono ancora giocatori “disposti” ad esultare così.

Dopo la gioia effimera che ti lascia un gol, bissata dalla libidine del sorpasso firmato Alessandro Sbaffo, è arrivata anche quella più importante e duratura per una vittoria che permette di raggiungere quota nove in classifica e di andare al lavoro con un sorriso a trentadue denti.

In sala stampa il tourbillon di emozioni ha subìto un’ulteriore virata dopo la speciale dedica del tecnico bluceleste Massimiliano Alvini. Questi tre punti infatti, hanno assunto un valore particolare perché spesi interamente per ricordare Yuri De Rosa, un calciatore toscano di trentaquattro anni, che il fato s’è portato via in maniera infame troppo presto, appioppandogli un male incurabile e lasciando ai suoi cari soltanto la sua memoria. L’allenatore l’aveva conosciuto allenandolo ai tempi del Tuttocuoio del miracoli, infatuandosene dal punto di vista sportivo e caratteriale, tanto da renderlo suo uomo di fiducia nonché vice-capitano della squadra ed al termine della gara, il primo pensiero ha voluto che fosse per lui, un gesto apprezzato e condiviso da tutti i presenti.

Non sono bastati dunque i novanta minuti a porre fine alla giornata, ma probabilmente nemmeno i giri di lancette di supplementari e rigori sarebbero stati sufficienti dato che al termine del match le due tifoserie hanno messo in scena uno splendido terzo tempo, condividendo quella che per alcuni sarebbe stata la cena prima di affrontare il lungo viaggio verso casa, mentre per altri un semplice aperitivo per aprire lo stomaco al lauto rifocillamento serale.

Un atteggiamento da prendere ad esempio e da rimarcare in pompa magna, ciliegina sulla torta di una giornata che è stata in grado di dimostrare che nel calcio c’è ancora spazio per sentimenti e valori veri, a prescindere dal risultato finale.

A volte, per riscoprirli, basta soltanto andare allo stadio a seguire la propria squadra del cuore.

FDB

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