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Il DS Giacchetta a Zonacalcio.net: "Il movimento calcistico può puntare sulla Serie C"

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Condividiamo l'intervista rilasciata dal nostro direttore sportivo Simone Giacchetta, in esclusiva per la testata sportiva online Zonacalcio.net che ringraziamo per la gentile concessione, in cui vengono trattate varie tematiche legate al momento attuale del movimento calcistico italiano. 
Ecco il testo integrale:

1617giacchettasimone1Sono tanti i dirigenti e protagonisti della Serie C che molto avrebbero da insegnare in fatto di "obiettivi e programmazione", due aspetti che in questa settimana sono stati invocati a gran voce da tutto il movimento calcistico dopo la clamorosa disfatta della Nazionale. Tra questi direttori sportivi illuminati e con uno sguardo proiettato al futuro c'è sicuramente Simone Giacchetta dell'AlbinoLeffe. Zonacalcio.net ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva il DS dei blu-celesti, con il quale si ci è soffermati sull'attuale momento vissuto dalla squadra, reduce da una importante vittoria in Coppa Italia, e su tantissimi altri aspetti legati al calcio giocato e "pensato". Ecco sue parole.

Vittoria in Coppa Italia – “Una bella partita (AlbinoLeffe-Pro Piacenza 2-0), una vittoria realizzata da ragazzi che giocano meno rispetto agli altri, proprio per questo è stata accolta con piacere, anche se avevano già dimostrato il loro valore contro il Monza nel turno precedente. Qui si sta creando un bell'ambiente e c’è un ottimo gruppo di lavoro, siamo in grado di fare cose importanti”.

Girone equilibrato – “Il Girone B ha finora espresso tante forze che stanno mantenendo un equilibrio sottile tra loro, non c'è ancora la compagine in grado di staccare in maniera decisiva per le prime posizioni. Non c'è il Venezia dello scorso anno, ma c'è il  Padova che assomiglia più al Parma, una squadra partita lentamente che però adesso sta venendo fuori.  Penso sia da considerare la squadra da battere in questa prima fase del campionato. L'anno scorso all’inizio in cima c'erano Bassano e Reggiana e Parma e Venezia erano più giù. Il campionato è come una corsa di ciclismo, bisogna stare là davanti per poi prepararsi alla volata finale in prossimità del mercato di gennaio. Lì le top del girone si aggiudicheranno volata. Al momento c’è grande equilibrio tante squadre al di fuori del pronostico possono conquistare punti attraverso il gioco”.

Lavoro e programmazione – “Lavorare per l'AlbinoLeffe in questa categoria è un privilegio. Il fatto di non rappresentare una piazza particolare essendo delocalizzata rispetto al territorio d’origine, il non avere la tifoseria di  determinate piazze, fa sì che all'impatto sembri apparentemente meno appetibile per un giocatore … Ma poi si percepisce come far parte di questa società sia un’opportunità per tutti, anche per i calciatori e non esagero quando dico che questa è una realtà quasi perfetta, in considerazione della categoria. L'AlbinoLeffe dispone di un centro sportivo di proprietà, con 5 campi da calcio; dispone di mezzi di trasporto efficienti per  i ragazzi dell'hinterland bergamasco e milanese che militano nelle squadre giovanili; la società non ha problemi nel pagare gli stipendi, in linea con le possibilità e il valore della categoria. Io ritengo che questo sia fondamentale, unito al valore della serenità che si percepisce intorno alla prima squadra. Negli ultimi due anni ci sono state difficoltà, eravamo ad un passo dalla A, poi abbiamo subìto le retrocessioni consecutive in B e in C. Siamo rimasti in Lega Pro con i ripescaggi ma dall'anno scorso abbiamo instaurato un clima propositivo e di entusiasmo che respirano tutti coloro i quali partecipano al progetto, dai magazzinieri ai calciatori. C’è grande soddisfazione nel venire a fare allenamento e si vede anche la domenica quando si fanno i confronti con le altre realtà, anche con quelle sulla carta superiori a alla nostra. Questo entusiasmo è la risorsa più importante che mettiamo a disposizione”.

Il movimento calcistico oggi, puntare sulla Serie C – “Attraversiamo un momento in cui la crisi economica ha investito anche la crisi tecnica, perché la mancata qualificazione dell'Italia ai mondiali non nasce oggi, ma c’è da diverso tempo. Andrebbe rivisto tutto il sistema. Molti dei ragazzi che vanno a giocare nelle categorie superiori partono proprio dalla Serie C, quindi sicuramente va sostenuta e costituisce una possibilità di rappresentare territori di tutta Italia, nonché una opportunità per tutti i ragazzi non scelti dai grandi club. Il discorso tecnico su talento e sviluppo dello stesso merita sicuramente riflessioni più ampie legate anche allo stile di vita dei ragazzi italiani, non essendo più lo stesso rispetto a 20 anni fa. Vanno fatti investimenti sulle scuole, sugli allenatori del settore giovanile che devono essere qualità. Oggi non c'è più lo stesso bagaglio motorio di prima, quando si giocava in strada o in parrocchia, oggi i ragazzi a malapena hanno un pallone in casa e trascorrono il loro tempo allo schermo. Il livello motorio è diventato scadente e si vede anche nei risultati dell’Italia negli sport più popolari. Un tempo eravamo davvero forti”.

Delusione Nazionale – “L’Italia è talmente piena problemi che non si sa da dove iniziare. Lo sport da sempre maschera le vere problematiche del paese e così è stato perché, finora, qualche risultato lo abbiamo sempre ottenuto. Oggi purtroppo è stato toccato il fondo, è finita, dunque è il momento di riflessioni attente ed importanti. Gli italiani amano i grandi eventi sportivi e la mancata qualificazione  ai Mondiali costituisce una grandissima delusione. Il calcio e lo sport possono essere anche una locomotiva economica, dunque vanno fatte riflessioni serie, con uomini di sport e non soltanto con i politici”.

Puntare sulle strutture – “Servono  competenza ed idee sane. È finito il periodo in cui l'insuccesso si aggiustava con la chiacchiera, con la politica o con una sfilata in tv. Oggi c'è bisogno di cambiare, dare indirizzi importanti perché il futuro sarà difficile. I nostri bambini hanno bisogno di esempi e di maestri. Non è più come una volta, quando i talenti crescevano per strada e venivano fuori da soli. Oggi vanno seguiti fin dalle scuole, nelle scuole calcio, nei settori giovanili, nelle prime squadre… una catena di produzione di talenti interrotta a 20 anni fa. Negli altri paesi si è fatta programmazione e si è andati avanti, noi siamo rimasti agli anni '80, eppure il muro di Berlino è caduto per tutti”.

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