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Un 2017 a tinte blucelesti: il bilancio del presidente Andreoletti

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E’ tempo di bilanci in casa bluceleste. A prendere la parola è il presidente Gianfranco Andreoletti che esprime le proprie considerazioni sui trecentosessantacinque giorni passati e sulle speranze per il futuro.

Presidente si è chiuso un anno solare importante per l'AlbinoLeffe. Con il nuovo corso guidato da Alvini e Giacchetta l’ambiente ha ritrovato quell’entusiasmo e quella fiducia che probabilmente erano mancati nelle due stagioni precedenti. Qual è il suo bilancio di questi dodici mesi?
“Non é che siano mancati entusiasmo e fiducia, altrimenti non avremmo sostenuto sacrifici economici importanti per il ripescaggio della nostra Prima Squadra in Lega Pro, semplicemente non siamo riusciti a costruire una ‘Squadra’ capace di ottenere sul campo quei risultati che ci aspettavamo. La serie C é particolarmente impegnativa e senza quelle caratteristiche a cui ci si richiama quando si parla di ‘Squadra’ é difficile fare risultati che consentano anche solo di mantenere la categoria.
Nella stagione sportiva che si é chiusa a giugno, grazie al combinato impegno di tutti, in particolare di mister Alvini e del direttore sportivo Giacchetta, siamo riusciti a riprendere il bandolo della matassa ottenendo un risultato che in termini sportivi é andato ben oltre le aspettative iniziali. Questo ha consentito anche di programmare la nuova stagione su basi solide”.

1718andreoletti2Il girone d’andata della stagione corrente è stato chiuso con gli stessi punti di quella precedente, ma con due partite disputate in meno. Può essere interpretato come un segnale di crescita?
“Purtroppo credo che non lo possiamo dire. Nelle ultime sei partite siamo riusciti a racimolare solo due punti, e questo é un fatto che non possiamo non prendere in considerazione nel valutare questa prima parte del campionato. Per un attimo ci siamo forse illusi di essere tornati quelli di tanti anni fa, che hanno visto la nostra società crescere. Ma ora dobbiamo dimostrare di non essere invece quelli delle due stagioni a cui si faceva prima riferimento. Sembra strano ma è così. Sta a tutti noi dimostrare che si é trattato solo di una brutta e lunga scivolata ma che la squadra c'é e vuole riprendere un percorso che sembrerebbe smarrito”.

Nella scorsa annata ben tre calciatori cresciuti nel vivaio hanno firmato il loro primo contratto da professionisti (Ravasio, Calì e Galeandro). Che messaggio è per i ragazzi del settore giovanile?
“Sono solo gli ultimi nomi dei tanti ragazzi che dopo il percorso nel nostro Settore Giovanile sono approdati poi in Prima Squadra, rappresentando meglio di ogni chiacchiera lo spirito che anima l’AlbinoLeffe. Siamo particolarmente felici di offrire questa vetrina ai nostri ragazzi. Il successo del progetto bluceleste, testimoniato ad esempio da Ravasio, Calì e Galeandro, smentisce quei genitori che, abbindolati purtroppo da procuratori di dubbia caratura professionale o da società professionistiche di serie superiori, spargono cattiverie prive di fondamento sognando percorsi  di gloria che spesso danneggiano solo la crescita dei loro figli”.

Quali sono le sue aspettative, legate alla Prima Squadra ed al Settore Giovanile, per il 2018?
“Per la Prima Squadra ripeto quanto detto, spero che si possa essere una ‘Squadra’ con la S maiuscola: con lavoro, impegno e sacrificio possiamo crescere. Per il settore giovanile bluceleste, invece, auspico un ulteriore miglioramento della nostra offerta formativa  al fine di poter fornire ai nostri ragazzi programmi di lavoro e formatori sempre più qualificati, per crescere sia come uomini che come giocatori”.

Chiudiamo con una riflessione generale. Le difficoltà del sistema calcio italiano, evidenziate dalla mancata qualificazione della Nazionale per i Mondiali di Russia 2018, sono ormai sotto gli occhi di tutti. Quali sono secondo lei le cause e quali i possibili rimedi a questa situazione?
“Il tema ha tante chiavi interpretative tutte ugualmente valide e motivate. Io non penso che il problema del calcio italiano sia il numero delle squadre della Lega di Serie C, di cui tutti parlano, mentre lo é la modalità di gestione delle risorse, tante ma che potrebbero essere anche di più, che il sistema calcio genera. Queste sono solo marginalmente utilizzate per la formazione dei giovani calciatori sparsi sul territorio nazionale e per l' adeguamento e/o la realizzazione di quelle strutture impiantistiche indispensabili per tale scopo. La politica attraverso la Legge Melandri potrebbe avere un ruolo determinante ma, purtroppo, sembra essere interessata più a logiche di buon rapporto con le grandi società che non a provocare programmi di vero sviluppo di questo sport come, invece, è stato fatto in altri Paesi”.

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