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L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni


Eccezion fatta per l’evoluzione del punteggio, Triestina-AlbinoLeffe è stata molto simile, quasi identica, a Mantova-AlbinoLeffe di dieci giorni prima: stessa gestione oculata della partita, stessa apprezzabile incisività davanti alla porta avversaria, stessa arrembante e anche un po’ affannosa difesa del risultato nei minuti finali. E l’onesto Mondonico, alla fine, ha giustamente reso onore al suo predecessore nella spartizione dei meriti.
L’AlbinoLeffe uso-esterno, insomma, è qualcosa che continua a funzionare perché, tutto sommato, funzionava già prima e lo si era notato - ed evidenziato - anche in occasione delle due trasferte precedenti (Cittadella e Torino), che pure non avevano prodotto punti.C’è molta curiosità, a questo punto, per la partita interna di domenica con l’Ascoli, una squadra che non vale certamente di più di quelle che l’hanno preceduta nei loro viaggi a Bergamo. Alcune delle quali, sul prato del vetusto Comunale, hanno spadroneggiato, mentre altre hanno portato via comodamente i loro punti.
Visto in televisione nell’anticipo di venerdì col Sassuolo, l’undici marchigiano è sembrato angosciante in fatto di tenuta difensiva: il suo primo tempo ci ha sinistramente ricordato quello dell’AlbinoLeffe contro l’Ancona. La differenza sta nel fatto che l’Ascoli, prima dello sfascio di venerdì, aveva subito sei gol in sette partite, il che farebbe pensare a una serata storta piuttosto che a un problema endemico.
Per l’AlbinoLeffe, invece, i 14 gol subiti con cadenze abbastanza regolari, stanno a indicare che il problema c’è. Lo stesso Mondonico, del resto, lo ha esplicitamente riconosciuto a bocce ferme nella sala stampa del «Nereo Rocco», ammettendo di aver riempito l’area di uomini negli ultimi minuti della partita «per aumentare i numeri», in quanto l’assetto difensivo della squadra non possiede ancora i livelli di autonomia e sicurezza raggiunti a centrocampo e all’attacco. Diamo atto al tecnico di essere andato senza reticenze al nocciolo della questione e di non avere menato il cane per l’aia con discorsi cari a tanti suoi colleghi, del tipo «si attacca e ci si difende in undici, quindi i meriti e le colpe sono di tutti», che è un modo per raccontare un’eresia spacciandola per dogma.Del resto, basta fare un esame comparato delle classifiche dell’anno scorso e di quest’anno dopo otto partite: oggi undici gol fatti e l’anno scorso otto, dunque sta andando meglio; oggi 14 gol subiti e l’anno scorso cinque. Non bisogna essere Einstein per capire dov’è il problema.

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